L’ibridazione tra dinamiche di guerra e di pace, e più generalmente di conflitti, si realizza anche in una dimensione politica ed economica, che non solo si manifesta ma condiziona la dimensione spaziale, territoriale in cui avviene tale confronto. Il caso dei rapporti energetici, che sono l’elemento essenziale per il funzionamento e lo sviluppo di un sistema economico moderno, rappresentano un interessante terreno per analizzare i rapporti tra Paesi, sistemi economici, politici e militari in seno ai quali l’energia è un elemento trasversale ad ambiti diversi e che li condiziona tutti, dalla politica all’economia. Le più recenti crisi energetiche, ma anche quelle scaturite dallo shock petrolifero del 1973-74, sono stati elementi in cui la conflittualità si è manifestata talvolta in forma di guerra, e molto più spesso come condizionamento delle intere relazioni tra Paesi e sistemi territoriali. Sebbene, ad esempio, gli stati occidentali, né allora né oggi, fossero parte “attiva” della guerra dello Yom Kippur e del conflitto russo-ucraino, appare piuttosto evidente come siano stati e siano oggi fra i Paesi più colpiti dalle conseguenze di ambo i conflitti in campo energetico, a dimostrazione del fatto che lo spazio della pace e quello della guerra si sovrappongono, anche coinvolgendo attori all’apparenza esterni al conflitto stesso. I rapporti energetici, intesi come sicurezza dell’approvvigionamento, sono lo spazio attraverso il quale specifiche e limitate conflittualità si propagano e coinvolgono ambiti diversi sia nei Paesi che tra Paesi. Un ambito che riteniamo interessante, anche per i particolari rapporti del nostro Paese e le future prospettive anche migratorie, è quello tra l’Italia e il Nord Africa (il Maghreb) ed in particolare l’attuale situazione con l’Algeria. Più specificatamente, essa, ormai, ha soppiantato di fatto la Federazione Russa come primo esportatore di gas nel paese, fornendo all’Italia più del 30% delle risorse gasifere complessive. Per giunta, l’ENI è presente in Algeria sin dal 1981 (per non parlare, poi, del sostegno dell’allora presidente Mattei e del sistema politico tutto alla causa dell’indipendenza algerina) e i più recenti scambi di visite tra i rappresentanti dei due paesi dimostrano quanto le relazioni con l’Algeria abbiano assurto per l’Italia ad un ruolo pivotale sugli scacchieri mediterraneo e del Mediterraneo allargato. La presente proposta, che si riferisce ai temi 12 e 13 della Call for Paper, mira a ripercorrere, partendo da una prospettiva interdisciplinare, le più recenti crisi energetiche per evidenziare come l’energia sottenda spesso lo spazio della pace e della guerra ed amplifichi gli effetti, anche politici, nei sistemi economici interni ai singoli attori. Sul ruolo delle infrastrutture e delle risorse energetiche sono andati spesso confrontandosi Paesi non direttamente in conflitto diretto fra loro, con dinamiche, se vogliamo, tipiche di un conflitto o di una dimensione conflittuale, ma che invece si articolano in un contesto apparentemente pacifico. L’energia, il suo controllo ed il suo approvvigionamento sono delle chiavi, tra le altre, di lettura degli “spazi ibridi” della conflittualità tra Paesi o, forse, tra i sistemi produttivi dei Paesi stessi. I rapporti energetici, e non solo le infrastrutture energetiche, hanno anche messo in evidenza come il paradigma di analisi strettamente economica di tali relazioni sia insufficiente. Nell’UE gli attori della politica energetica non sono direttamente gli Stati ma le grandi public companies (la maggior parte sono anche quotate, fra cui ad esempio la stessa ENI) che governano il settore. L’ibridazione dei conflitti ha fatto emergere anche il fallimento del “mercato” dell’energia, inteso come luogo che trova il suo equilibrio e la ratio delle sue scelte nell’interazione di domanda ed offerta. In realtà in uno spazio ibrido dei conflitti c’è anche un sistema ibrido di scelte, che non possono essere dettate dalle regole del mercato ma dalla sicurezza e tutela dell’intero sistema economico-politico, la cui ultima responsabilità non può essere lasciata (e non lo è stata) solo agli interessi di azionisti o consumatori.
Il settore energetico e le relazioni internazionali collaborative ma anche conflittuali: analisi dello spazio europeo / Billi, Andrea; Battaglia, Simone. - In: DOCUMENTI GEOGRAFICI. - ISSN 2281-7549. - (2025).
Il settore energetico e le relazioni internazionali collaborative ma anche conflittuali: analisi dello spazio europeo
Andrea Billi
Primo
Writing – Original Draft Preparation
;Simone BattagliaSecondo
Writing – Review & Editing
2025
Abstract
L’ibridazione tra dinamiche di guerra e di pace, e più generalmente di conflitti, si realizza anche in una dimensione politica ed economica, che non solo si manifesta ma condiziona la dimensione spaziale, territoriale in cui avviene tale confronto. Il caso dei rapporti energetici, che sono l’elemento essenziale per il funzionamento e lo sviluppo di un sistema economico moderno, rappresentano un interessante terreno per analizzare i rapporti tra Paesi, sistemi economici, politici e militari in seno ai quali l’energia è un elemento trasversale ad ambiti diversi e che li condiziona tutti, dalla politica all’economia. Le più recenti crisi energetiche, ma anche quelle scaturite dallo shock petrolifero del 1973-74, sono stati elementi in cui la conflittualità si è manifestata talvolta in forma di guerra, e molto più spesso come condizionamento delle intere relazioni tra Paesi e sistemi territoriali. Sebbene, ad esempio, gli stati occidentali, né allora né oggi, fossero parte “attiva” della guerra dello Yom Kippur e del conflitto russo-ucraino, appare piuttosto evidente come siano stati e siano oggi fra i Paesi più colpiti dalle conseguenze di ambo i conflitti in campo energetico, a dimostrazione del fatto che lo spazio della pace e quello della guerra si sovrappongono, anche coinvolgendo attori all’apparenza esterni al conflitto stesso. I rapporti energetici, intesi come sicurezza dell’approvvigionamento, sono lo spazio attraverso il quale specifiche e limitate conflittualità si propagano e coinvolgono ambiti diversi sia nei Paesi che tra Paesi. Un ambito che riteniamo interessante, anche per i particolari rapporti del nostro Paese e le future prospettive anche migratorie, è quello tra l’Italia e il Nord Africa (il Maghreb) ed in particolare l’attuale situazione con l’Algeria. Più specificatamente, essa, ormai, ha soppiantato di fatto la Federazione Russa come primo esportatore di gas nel paese, fornendo all’Italia più del 30% delle risorse gasifere complessive. Per giunta, l’ENI è presente in Algeria sin dal 1981 (per non parlare, poi, del sostegno dell’allora presidente Mattei e del sistema politico tutto alla causa dell’indipendenza algerina) e i più recenti scambi di visite tra i rappresentanti dei due paesi dimostrano quanto le relazioni con l’Algeria abbiano assurto per l’Italia ad un ruolo pivotale sugli scacchieri mediterraneo e del Mediterraneo allargato. La presente proposta, che si riferisce ai temi 12 e 13 della Call for Paper, mira a ripercorrere, partendo da una prospettiva interdisciplinare, le più recenti crisi energetiche per evidenziare come l’energia sottenda spesso lo spazio della pace e della guerra ed amplifichi gli effetti, anche politici, nei sistemi economici interni ai singoli attori. Sul ruolo delle infrastrutture e delle risorse energetiche sono andati spesso confrontandosi Paesi non direttamente in conflitto diretto fra loro, con dinamiche, se vogliamo, tipiche di un conflitto o di una dimensione conflittuale, ma che invece si articolano in un contesto apparentemente pacifico. L’energia, il suo controllo ed il suo approvvigionamento sono delle chiavi, tra le altre, di lettura degli “spazi ibridi” della conflittualità tra Paesi o, forse, tra i sistemi produttivi dei Paesi stessi. I rapporti energetici, e non solo le infrastrutture energetiche, hanno anche messo in evidenza come il paradigma di analisi strettamente economica di tali relazioni sia insufficiente. Nell’UE gli attori della politica energetica non sono direttamente gli Stati ma le grandi public companies (la maggior parte sono anche quotate, fra cui ad esempio la stessa ENI) che governano il settore. L’ibridazione dei conflitti ha fatto emergere anche il fallimento del “mercato” dell’energia, inteso come luogo che trova il suo equilibrio e la ratio delle sue scelte nell’interazione di domanda ed offerta. In realtà in uno spazio ibrido dei conflitti c’è anche un sistema ibrido di scelte, che non possono essere dettate dalle regole del mercato ma dalla sicurezza e tutela dell’intero sistema economico-politico, la cui ultima responsabilità non può essere lasciata (e non lo è stata) solo agli interessi di azionisti o consumatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


